Posted on giugno 12th, 2008 by Terry B.
Marco Travaglio è uno di piu’ noti giornalisti che si batte per al liberta’ di stampa. Mai una delle sue dichiarazioni che non abbia avuto un riscontro di prove e di fatti, vi riporto di seguito l’articolo sul “messaggero” relativo alla puntata dell’ 11 maggio di “che tempo che fa’” in cui è stato ospite lo stesso Travaglio, e per la quale sono nate polemiche nell’ambito politico Italiano.Premetto che su internet si trova anche solo la parte relativa alle dichiarazioni di Travaglio su Schifani ma ascoltarla tutta la puntata per chi non l’ha vista è divertimento assicurato.
Articolo de “il messaggero”
Travaglio accusa Schifani in tv da Fazio: è bufera

Il presidente del Senato: vogliono minare il dialogo
Il conduttore si è scusato e stasera ha letto la replica ufficiale della Rai
ROMA (11 maggio) – Nuova bufera in Rai. Alla trasmissione di Rai 3 “Che tempo che fa” di sabato sera il giornalista Marco Travaglio ha attaccato pesantemente il neo presidente del Senato, Renato Schifani, e subito è scoppiata la polemica. Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato, minaccia di adire le vie legali: «Ancora una volta il cosiddetto servizio pubblico della Rai viene messo a disposizione della condotta diffamatoria di Travaglio. Le offese a Schifani troveranno la giusta risposta nelle sedi giudiziarie».
«Non posso che scusarmi», ha detto oggi Fabio Fazio, conduttore di “Che tempo che fa”, rivolgendosi al presidente del Senato. «Che tempo che fa – ha aggiunto Fazio – ha sempre cercato di rispettare due principi. Il primo: consentire la totale libertà di espressione a tutti i propri ospiti, evidentemente anche quando non se ne condividono le opinioni, come ho esplicitamente sottolineato in diretta ieri sera a proposito di alcune affermazioni fatte da Marco Travaglio nel corso della puntata. Il secondo è quello di non offendere nessuno. Tanto più se assente e dunque impossibilitato a difendersi. L’offesa non mi appartiene. Quindi, quando ciò accade, non posso che scusarmi. A maggior ragione in questo caso per il rispetto che è dovuto alla istituzione che il presidente Schifani rappresenta. E desidero ribadirgli che, se e quando lo riterrà opportuno, sarà il benvenuto a “Che tempo che fa”. Rispettare la doppia libertà – conclude Fazio – quella di chi c’è e quella di chi non c’è, è sempre stato e rimarrà l’obiettivo di questa trasmissione».
Schifani: qualcuno vuole minare il dialogo. «Si tratta di fatti inconsistenti e manipolati che non hanno dignità di generare sospetti. La verità è che qualcuno vuole minare il dialogo e il confronto costruttivo che ha caratterizzato l’inizio di questa legislatura». Renato Schifani, presidente del Senato, risponde così ai microfoni del Tg1 agli attacchi ricevuti ieri da Marco Travaglio. «La via per perseguire il dialogo – dice Schifani – parte da un fatto storico, la reciproca legittimazione che è avvenuta con lo storico incontro Berlusconi-Veltroni sulla riforma elettorale. E poi lavorare, così come lavorerò io sulla maggioranza e sul governo affinché in Aula le proposte dell’opposizione, quelle compatibili, possano essere condivise ed eventualmente approvate. Se c’è qualcuno che deve pagare dei prezzi li pagherà. Io sto pagando in queste ore, ma sono sereno, nessuno fermerà la mia azione per fare in modo che sui temi della legalità delle riforme e delle proposte condivise si possano abbattere gli steccati e lavorare insieme, perché ce lo chiede il Paese e anche il Capo dello Stato».
La replica ufficiale della Rai. La Rai ha replicato stasera ufficialmente all’attacco di Travaglio a Schifani in apertura di “Che tempo che fa”. Fabio Fazio, che si è scusato nuovamente per l’episodio, ha detto: «Nel mio mestiere possono capitare incidenti di percorso, ma parole come “trappola”, “macchinazione”, “complotto”, non fanno parte del mio modo di lavorare, non esistono secondi fini: usare le parole è un privilegio, non un rischio, ma non si può essere all’altezza di questo privilegio se non si corrono rischi». Fazio ha quindi letto una nota «del nostro editore, cioè la Rai, nella persona del direttore generale Claudio Cappon». Questa la nota: «Il direttore generale, in relazione alle dichiarazioni rilasciate ieri da Marco Travaglio nel corso di questa trasmissione, non solo si dissocia a nome della Rai e manifesta nei confronti del presidente del Senato, Renato Schifani, la più alta considerazione e rispetto, ma non può che stigmatizzare un comportamento – inaccettabile in qualsiasi programma del Servizio pubblico – che mette in campo critiche, insulti e affermazioni diffamanti senza alcuna possibilità di contraddittorio».
Cappon: episodio deprecabile. Il direttore generale della Rai, Claudio Cappon, aveva già espresso in giornata profondo rincrescimento e vivo rammarico per le affermazioni di Marco Travaglio. Un episodio che ha definito «deprecabile», un comportamento a suo avviso «ingiustificabile», tanto da aver preso contatti con le strutture aziendali per le iniziative del caso.
Ma Travaglio si difende. «Ho solo citato un fatto scritto già nel mio libro e in quello di Lirio Abbate, giornalista dell’Ansa minacciato dalla mafia, e cioè che Schifani aveva avuto rapporti con persone poi condannate per mafia – ha affermato il giornalista -. È agli atti societari della Sicula Brokers fondata da lui, Enrico La Loggia, Mino Mandalà, condannato come boss mafioso, e Benny D’Agostino, condannato per concorso esterno. O si chiede conto a Schifani di questo o non si celebra Abbate come giornalista antimafia. A Fazio ho spiegato che se dopo De Nicola, Pertini e Fanfani, ci ritroviamo con Schifani sono terrorizzato dal dopo: le uniche forme residue di vita sono il lombrico e la muffa. Anzi, la muffa no perché è molto utile».
Lainati: ancora un esempio di faziosità. «Ancora una volta la Rai ha offerto un esempio di incredibile faziosità – ha affermato Giorgio Lainati, capogruppo Fi-Pdl in Commissione di vigilanza sulla Rai -. Chiediamo al presidente della Rai Petruccioli e al direttore generale Cappon se è ancora ammissibile questo uso privato da parte di Travaglio della tv pubblica, quella pagata con gli abbonamenti di milioni di italiani, in assenza di un minimo contraddittorio e di una qualsiasi forma di pluralismo dell’informazione. Del resto non ci stupiamo che questo sia avvenuto nel programma “Che tempo che fa”, il cui conduttore Fabio Fazio non ha mai perso l’occasione di offrire simili tribune a giornalisti militanti della sinistra».
Ruffini: grave offesa a chi rappresenta istituzioni. Si dissocia da Travaglio anche Paolo Ruffini, direttore di Rai tre. «Mi dissocio dalle affermazioni di Marco Travaglio e ne stigmatizzo il comportamento, a maggior ragione perché ha violato uno spazio come quello di “Che tempo che fa”, che si caratterizza per l’equilibrio e la correttezza dei toni. L’esercizio della libertà di opinione non può mai sconfinare nell’offesa personale ed è ancora più grave se questa viene rivolta a chi rappresenta le istituzioni. Bene ha fatto Fabio Fazio a dissociarsi immediatamente dalle dichiarazioni di Travaglio».
Finocchiaro: inaccettabili accuse così gravi. Critiche sono state rivolte a Travaglio anche da Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato: «Trovo inaccettabile che possano essere lanciate accuse così gravi, come quella di collusione mafiosa, nei confronti del presidente del Senato, in diretta tv su una rete pubblica, senza possibilità di contraddittorio».
Matteoli: evitare il ripetersi di episodi del genere. Contro l’intervento di Travaglio si è schierato anche il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Altero Matteoli: «Ho lavorato insieme a Renato Schifani per due anni. So cosa pensa della criminalità organizzata e soprattutto so quanto si è battuto nelle aule parlamentari per approvare provvedimenti legislativi per contrastarla. L’attacco di ieri sera, utilizzando senza contraddittorio il mezzo televisivo pubblico, è una vergognosa imboscata. Mi auguro che vi si possa porre riparo evitando almeno che episodi del genere si possano ripetere».
Di Pietro difende Travaglio. A difesa del giornalista si è schierato invece Antonio Di Pietro: «Esprimo solidarietà a Marco Travaglio perché ha fatto semplicemente il suo dovere raccontando quel che sono i fatti – ha affermato -. Episodi che non possono essere cambiati o taciuti solo perché, da un giorno all’altro, una persona diventa presidente del Senato oppure, e solo per questo, cancellare con un colpo di spugna la sua storia ed il suo passato. Un giornalista che racconta, citando episodi specifici, non ha bisogno di alcun contraddittorio – ha aggiunto l’ex pm -. Paradossalmente vorrebbe dire che ogni qualvolta un giornalista scrive o riporta la cronaca di una rapina, si dovrebbe ascoltare anche la versione del rapinatore. Il contraddittorio, semmai, deve essere fatto dai politici quando si confrontano tra di loro».
Fonte: IL MESSAGGERO
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